Assotermica raccoglie la sfida energetica.
Presentato nel luglio 2021 dalla Commissione europea, FIT for 55 avrà un impatto significativo sul rinnovamento delle tecnologie per il riscaldamento degli edifici. «Viviamo un momento storico – afferma Alberto Montanini, presidente di Assotermica – nel quale alla politica sono richieste decisioni strategiche per il nostro futuro. Siamo infatti nel decennio decisivo: le nostre azioni determineranno il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti»
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Con FIT for 55 l’UE si è posta un duplice obiettivo. Da una parte continuare a incidere sulla riduzione globale delle emissioni, diminuendo le emissioni nette in atmosfera di almeno il 55% entro il 2030 rispetto al 1990. Dall’altra, assumere la leadership della transizione ecologica ed energetica a livello mondiale, supportando strategie, programmi e iniziative virtuose supportate da tecnologir e innovative».
Assotermica è pronta a fare la propria parte?
Siamo consapevoli del contributo che gli edifici possono dare al raggiungimento dei target di efficienza energetica e incremento delle energie rinnovabili. Dalla nostra parte abbiamo un’industria forte e radicata sul territorio nazionale, che vanta importanti successi anche nella capacità di esportare, come nella ricerca e nell’innovazione. In passato abbiamo raccolto la sfida della metanizzazione, sviluppando generatori che si sono evoluti fino alle attuali caldaie a condensazione che, oggi, sono finalmente lo standard di mercato. Ora siamo pronti a fare altrettanto con gli apparecchi ibridi, che abbinano caldaie a condensazione e pompe di calore elettriche e a gas. Inoltre, in prospettiva, stiamo mettendo a punto apparecchi funzionanti con miscele di metano e idrogeno. Perciò sì: l’industria italiana del riscaldamento sarà protagonista del percorso che ci porterà, nel 2050, ad azzerare le emissioni su scala continentale».
Quali sono le condizioni per raggiungere il risultato fissato da FIT for 55?
L’obiettivo più importante che Assotermica persegue con tutte le sue forze consiste nell’evitare qualsiasi approccio ideologico, per elevare il dibattito rispetto a prese di posizione dogmatiche che rischiano di essere solo controproducenti. Il nostro atteggiamento è pragmatico. Sul fronte degli incentivi non ci interessano proroghe continue, ma misure chiare, durature nel tempo e applicabili, per poter rispondere in modo efficace alla domanda di drastico miglioramento delle prestazioni degli edifici e degli impianti termici. Sul fronte della tecnologia, invece, lavoriamo da tempo per alzare l’asticella e, per questo, rivendichiamo una visione multi-energetica e multi-tecnologica, la cui efficacia è confermata dalla ricerca commissionata all’Università degli Studi di Pisa. Si tratta di uno studio innovativo, unico nel suo genere perché non ha considerato dati ricavati dalle norme, ma risultati ottenuti in applicazioni concrete. La simulazione delle performance energetiche e ambientali è stata effettuata in regime dinamico, per analizzare il reale funzionamento di diverse tipologie di apparecchi per il riscaldamento, in una serie di casi esemplificativi del nostro panorama abitativo.
La ricerca dell’Università degli Studi di Pisa «Prestazioni energetiche e ambientali dinamiche e stagionali di generatori termici anche non convenzionali in edifici residenziali di riferimento» ha considerato 72 casi (condomini, appartamenti, abitazioni unifamiliari e plurifamiliari) situati nelle tre principali zone climatiche italiane (C, D, E) ed equipaggiati con le seguenti tipologie di impianti di riscaldamento: caldaie (tradizionali, a condensazione a metano, a condensazione a metano + idrogeno); pompa di calore aria/acqua; sistemi ibridi (pompa di calore + caldaia a condensazione a metano, pompa di calore + caldaia a condensazione a metano + idrogeno). In estrema sintesi, la ricerca ha evidenziato come la scelta della migliore soluzione impiantistica non possa prescindere dall’analisi dell’utenza, del clima e dall’ottimizzazione della taglia e delle modalità di gestione. In particolare, i sistemi ibridi si sono dimostrati performanti su tutti gli indicatori e meno soggetti all’oscillazione di prezzi, garantendo un’ampia gamma di soluzioni ottimali. In vista della possibilità di immettere nelle reti di distribuzione del metano (fino a un 10% di idrogeno verde, la ricerca ha inoltre evidenziato che le principali problematiche (maggior eccesso d’aria, pericolo di ritorno di fiamma, formazione di ossidi di azoto) possono essere facilmente risolte attraverso soluzioni tecniche ad hoc, a fronte della riduzione delle emissioni di anidride carbonica e di ossidi di azoto. Secondo i ricercatori è perciò possibile creare una sinergia tra risparmi economici per gli utenti e obiettivi della transizione energetica. (G.L.F.)