Infrastrutture sostenibili: tre strumenti, un unico risultato

Infrastrutture sostenibili
Infrastrutture sostenibili
«Transizione ecologica per obbligo? No, meglio individuare meccanismi premiali, solo così può crescere una adeguata cultura ambientale». È la posizione di Lorenzo Orsenigo, presidente della neonata Associazione infrastrutture sostenibili

Infrastrutture sostenibili.

Tre sono i punti caratterizzanti che Ais – la neonata Associazione infrastrutture sostenibili – ritiene utili per efficace transizione ecologica. Il presidente, Lorenzo Orsenigo, li indica come temi imprescindibili: utilizzo dei criteri di rating per valutare la sostenibilità di una infrastruttura, incremento della digitalizzazione progettuale e gestionale dell’opera e, infine – ma non in posizione secondaria – comunicazione delle innovazioni di processo e di prodotto.

Infrastrutture sostenibili
Lorenzo Orsenigo

Infrastrutture sostenibili: l’importanza di prodotti e componenti

«Non si possono promuovere infrastrutture sostenibili, se i prodotti e i componenti utilizzati non lo sono – sottolinea Orsenigo – Un esempio fra i tanti? Il calcestruzzo. Il Concrete sustainability council ha elaborato una certificazione internazionale utile a “misurarne” la sostenibilità. E non solo dal punto di vista del prodotto finito, ma di tutto il processo che lo porta in cantiere, trasporto in cantiere compreso, per capirci».

Infrastrutture sostenibili: no all’obbligo

Verrebbe da pensare che per raggiungere gli obiettivi auspicati occorra un’integrazione alla normativa vigente che obblighi, di fatto, utilizzatori e stazioni appaltanti a ricorrere a soluzioni certificate come “sostenibili”, ma Orsenigo rifiuta la prospettiva. «Più che obbligare è preferibile premiare, meglio cioè individuare meccanismi premiali virtuosi che favoriscano quegli operatori che optano per scelte progettuali e costruttive meno impattanti possibile sull’ambiente e sul territorio. L’obbligatorietà svilisce la qualità, ne abbiamo già avuto prova in passato sul terreno di alcuni tipi di certificazione».

Infrastrutture sostenibili: quale rating

E qui si torna al tema del rating, ovvero della misurazione della sostenibilità della singola opera. A quale “metro” ricorrere? «Una soluzione – spiega il presidente di Ais – è dettata dal protocollo Envision che, appunto, offre una griglia di valutazione delle infrastrutture».
Envision e una griglia – come si legge nel sito www.envisionitalia.it – fatta di livelli, come fossero voti: improved (prestazioni sopra la media), enhanced (prestazioni in linea con i principi Envision), superior (prestazioni degne di nota), conserving (prestazioni che attestano una infrastruttura a impatto zero), restorative (prestazioni tali da migliorare il sistema naturale o sociale, ripristinando un equilibrio precedentemente compromesso). Il livello di certificazione viene stabilito in termini percentuali: bronze award (20 punti), silver award (30 punti), gold award (40 punti), platinum award (50 punti).

Onu: l’ammodernamento deve essere sostenibile

«Nel 2015 – si legge nel Piano strategico 2021-2022 di Ais – l’Onu ha declinato gli obiettivi globali per porre fine alla povertà, proteggere il pianeta e assicurare prosperità a tutti entro il 2030. Nell’agenda vengono individuati 17 goal. Tra questi, il goal 9 fa esplicito riferimento al tema dell’Industry innovation and infrastructure, ovvero al rapporto tra l’impegno a costruire infrastrutture resilienti utilizzando l’innovazione e “una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile”. Nell’analisi dell’Onu si sottolinea in particolare come l’obiettivo del potenziamento e dell’ammodernamento delle infrastrutture sia strategico per sostenere nel tempo l’erogazione di quei servizi (approvvigionamento energetico e idrico, sicurezza e giustizia, trasporti, gestione dei rifiuti) che favoriscono la competitività economica e il miglioramento del benessere sociale con un loro sviluppo nel segno della qualità, dell’affidabilità, della sostenibilità e della resilienza. Seguendo questi indirizzi – è sempre il contenuto nel documento strategico di Ais «l’Unione europea con l’European green deal ha posto la sostenibilità̀ al centro delle sue strategie per un nuovo modello di sviluppo. La Commissione europea ha ridefinito le sue politiche intorno a nuovi obiettivi e nuovi modelli, nuove normative e più risorse».

 

Chi è Ais

«Non siamo un organismo di categoria – tiene a precisare Lorenzo Orsenigo, presidente dell’Associazione infrastrutture sostenibili – ma una realtà di tipo tecnico-culturale. Il nostro obiettivo non è indicare le infrastrutture da realizzare, semmai suggerire con quali criteri operare. Naturalmente i criteri devono rispondere a principi di sostenibilità».
Non cosa e dove, dunque, ma come occorre concepire, realizzare e gestire una infrastruttura per favorire la transizione ecologica di cui non solo l’Italia, ma tutto il mondo industrializzato sente di avere necessità. I soci fondatori sono quattro: Icmq, Harpaceas,  impresa Calzoni e Politecnica, nel giro di pochi mesi Ais ha raggiunto quota venticinque aderenti. A guidare l’azione dell’associazione nel breve-medio periodo è il «Piano strrategico 2021-2022». www.infrastrutturesostenibili.org

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