Con la chimica cresce la sostenibilità

Chimica sostenibilità
Chimica sostenibilità
Determinata ad affrontare la transizione ecologica, la chimica green mette al centro la riduzione dell’impatto ambientale e lo sviluppo dell’economia circolare. Ma quale contributo è in grado di offrire il settore alle nuove sfide legate alla transizione ecologica? Ne abbiamo parlato con Paolo Lamberti (nella foto), presidente di Federchimica, la federazione nazionale che raggruppa 1.400 imprese del settore

(Con la chimica cresce la sostenibilità)

Con oltre 2.800 imprese l’industria chimica in Italia è il terzo produttore europeo – dopo Germania e Francia – e il sesto settore industriale del Paese. Un comparto che impiega direttamente 111 mila addetti e oltre 270 mila considerando l’indotto e che oggi sta vivendo una stagione di grandi cambiamenti, dovuta all’evoluzione della competizione internazionale, alla trasformazione digitale e alla crescente attenzione verso un utilizzo delle risorse efficiente e rispettoso dell’ambiente.

Sviluppare la chimica per favorire l’ecosostenibilità non è una contraddizione. «Senza il supporto di questa industria» ha dichiarato Paolo Lamberti, presidente di Federchimica, la federazione nazionale che raggruppa 1.400 imprese del settore, suddivise in 38 gruppi merceologici «la transizione ecologica non sarà realizzabile. La chimica, infatti, ha un ruolo chiave in questo processo, fornendo numerose soluzioni tecnologiche a supporto del contrasto del cambiamento climatico e della scarsità delle risorse, senza sacrificare il benessere. Pensiamo alle tecnologie innovative per l’efficientamento degli edifici, per la mobilità sostenibile, per il riciclo chimico. E ancora, per il riutilizzo dell’anidride carbonica e la produzione di idrogeno pulito. Un’industria che ha tutti i requisiti per affrontare le sfide future».

 

Un atto di responsabilità

Nel 1992 Federchimica ha introdotto in Italia il programma Responsible Care, nato in Canada nel 1984 e attualmente adottato da 70 paesi nel mondo. Un’iniziativa volontaria di promozione dello sviluppo sostenibile del settore chimico, nell’ambito più generale della responsabilità sociale d’impresa. Un progetto che stimola le aziende aderenti a un continuo miglioramento delle prestazioni e, ogni anno, assegna il Premio Responsable Care a tre imprese che abbiano messo in atto iniziative e processi virtuosi in tema di sostenibilità.

Secondo quanto riporta il Rapporto annuale Responsable Care del 2021, in Italia i consumiChimica sostenibilità di energia nell’industria chimica dal 1990 si sono ridotti del 48 per cento. Dal 2000, questo settore ha migliorato la propria efficienza energetica del 46 per cento (riduzione dei consumi energetici a parità di produzione). Rispetto al 1990, invece, le emissioni di gas serra dell’industria chimica sono diminuite di quasi 20 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Questo significa che il comparto è già in linea con gli obiettivi indicati dall’Unione europea per il 2020 e per il 2030. Il rapporto evidenzia, inoltre, l’impegno delle imprese verso il riutilizzo del rifiuto chimico da trasformare in nuova risorsa, in un’ottica di economia circolare. Il riciclo, che raggiunge il 29 per cento, è la prima modalità di trattamento dei rifiuti, con un aumento del 20 per cento nell’arco di cinque anni. Anche per lo smaltimento dei prodotti di scarto pericolosi la migliore soluzione è il recupero: dal 2015 il riutilizzo di questi residui è passato dal 32,6 per cento al 41,8 per cento.

«Sono moltissime» aggiunge Lamberti «le innovazioni che il nostro settore è in grado di fornire per rendere più sostenibili i processi produttivi e i prodotti stessi, con un effetto virtuoso lungo tutte le filiere a valle. Come nel caso del riciclo chimico, inserito nel Pnrr come tecnologia strategica per valorizzare le materie plastiche, riutilizzandole». Riciclare chimicamente la plastica significa riportarla alla sua forma molecolare originaria, così che possa essere trasformata in materiali completamente nuovi. Anche le sostanze di scarto diventano nuove fonti di materia prima. Tra queste l’anidride carbonica che, una volta sottratta all’ambiente e recuperata, viene utilizzata per produrre poliuretano per imbottiture e altre tipologie di prodotto.

La chimica, collocandosi a monte di numerose filiere e forte dei progressi in ambito tecnologico, oggi ha tutte le carte in regola per guidare il cammino verso una maggiore sostenibilità. Nello sviluppo del riciclo chimico, la digitalizzazione gioca un ruolo molto importante perché facilita l’implementazione dei modelli di economia circolare, grazie alla raccolta e condivisione di grandi volumi di dati tra tutti i partecipanti della filiera e consente il miglioramento dei processi lungo l’intero ciclo di vita dei prodotti.

 

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Quando la chimica spaventa

Totale avversione verso tutto quanto è chimico e paura incontrollata dei suoi inevitabili effetti nocivi sull’uomo e sull’ambiente? Questo timore del tutto irrazionale ha un nome preciso: chemofobia. È una diffidenza impulsiva verso il mondo della chimica che nasce, innanzitutto, da una scarsa conoscenza in materia e che, in assenza di fondamenti scientifici, si nutre di fantasiose leggende e notizie infondate.

Il chemofobico è convinto che natura e chimica siano due concetti in totale antitesi. Nell’immaginario comune la prima è assimilabile a tutto ciò che è buono e sano, mentre la seconda è percepita come una pericolosa minaccia verso l’umanità. Fondamentale, quindi, una corretta informazione che riesca a ridimensionare questa repulsione inconscia verso tutto ciò che è considerato “chimico”.

Da qui la nascita di fattinonfake.it, un blog ideato da Federchimica, allo scopo di sfatare i falsi miti e dare utili consigli a chi preferisce andare a fondo a questi temi,  grazie a un linguaggio semplice e chiaro e un corretto approccio scientifico.

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