Circa 47mila le assunzioni programmate nel 2023, con una crescita del 3,9% sul 2022. Questo dato ha contribuito per il 6,6% al totale delle assunzioni in programma nel corso dell’anno nell’industria manifatturiera nazionale.
La crescita nel biennio 2022-2023 ha portato a fine periodo un incremento delle posizioni richieste rispetto al 2019 del 18% (+7 mila circa le assunzioni programmate). Con le filiere labour intensive della meccanica e dei trasporti le imprese elettrotecniche ed elettroniche nel quadriennio 2019-2023 hanno mostrato maggiore vivacità nella domanda di lavoro rispetto ad altri settori industriali.
Le tipologie d’impresa
A fare la differenza sulla domanda di lavoro è la struttura imprenditoriale. Sono le aziende con più di 50 dipendenti le più dinamiche. Registrano infatti un incremento annuo nelle assunzioni programmate del 9,4%, pari al 57,4% del numero totale di assunzioni previste in corso d’anno. Questo a fronte delle maggiori difficoltà delle micro imprese, con meno di 10 dipendenti, che fanno osservare una flessione sui livelli del 2022 del 10,5%. La quota totale delle assunzioni programmate si attesta sul 13,8%.
Si difendono, seppure modestamente, le imprese tra 10 e 49 dipendenti, con una crescita annua dell’1,8%. La quota sul totale delle assunzioni programmate si attesta sul 29%. Limiti condizionati anche dalla richiesta di “alta” formazione. Laurea o istruzione tecnica superiore (ITS) (32,9% dei candidati all’assunzione), livello di istruzione secondaria (61,2%, di cui diploma 35,6% e qualifica di formazione/diploma professionale 25,7%).
Valore aggiunto la sicurezza. Il 54,5% delle posizioni offrono contratti a tempo indeterminato (+17,5% rispetto all’anno precedente). A fronte di assunzioni a tempo determinato, superiore a 30 giorni, pari a 16 mila posizioni, in flessione sul 2022 del 10,7%. In lieve calo anche l’apprendistato (-1,3%), che incide sul totale delle assunzioni programmate per l’11,2%. Il 35,7% dei contratti che le imprese hanno previsto di attivare nel 2023 sono riservati soprattutto a giovani fino a 29 anni, corrispondenti a circa 17 mila posizioni disponibili.
La “crisi” della formazione
Le difficoltà delle imprese elettrotecniche ed elettroniche nel reperire nuovo personale e personale qualificato sono aumentate significativamente nel post pandemia. Il “gap” è evidente nel 2023 ed è determinato da più fattori. Da una parte dinamiche demografiche e ricambio generazionale, dall’altra disallineamento tra le competenze offerte dal sistema educativo e le richieste dal mercato.
Mancano nel 58% dei casi profili adeguati, specificatamente candidati con titolo di studio universitario (69,8% vs 51,7%), livello di istruzione secondaria (56,8% vs 31,6%), formazione professionale (51,9% vs 34,7%). Mentre per gli ITS si osserva un lieve miglioramento negli ultimi quattro anni.
Secondo le imprese elettrotecniche ed elettroniche italiane, nel 2023 l’ostacolo principale nel reperire il personale è imputabile al ridotto numero di candidati disponibili. L’insufficienza di candidati sale al 73,6% per i laureati, soprattutto con lauree in ingegneria industriale, elettronica e dell’informazione (71,3%). Mentre è pari al 59,4% per i candidati con formazione di livello secondario, specie con specializzazione di elettronica ed elettrotecnica (42,6%), meccanica, meccatronica ed energia (30,3%).
Il 27,5% dei candidati reperibili con difficoltà hanno invece mostrato inadeguatezza nelle competenze possedute. La difficoltà a reperire addetti con una laurea in materie Stem è dovuta al notevole aumento della domanda. A fronte di una crescita solo marginale del numero di laureati in queste specifiche discipline.
Il futuro occupazionale
Questi dati sono confermati da una survey realizzata a giugno 2024 dal Servizio Studi di Anie su un campione di 160 imprese socie. L’82% delle imprese si dichiara preoccupata per la mancanza di competenze tecnologiche specialistiche, soprattutto nella fascia di professionisti di livello intermedio, con 3-5 anni di esperienza (68%), fra i senior con 5-10 anni (60%), e gli junior con 1-3 anni a pari merito con esperti con oltre 10 anni di esperienza (30%).
La mancanza/carenza di competenze tecnologiche specialistiche, secondo le aziende intervistate, potranno comportare: perdita di opportunità di mercato (54%), rallentamento dei progetti (50%), incremento dei costi operativi (35%), difficoltà a investire in innovazione (24%).
Criticità che potrebbero essere “calmierate” da investimenti in programmi di formazione e sviluppo interni alle aziende (80%), avviando collaborazioni con università e istituti tecnici (67%), implementando forme di outsourcing di progetti tecnologici (17%) e/o reclutando talenti internazionali (10%).
Secondo le previsioni di Unioncamere, tra il 2024 e il 2028 le imprese elettrotecniche ed elettroniche italiane esprimeranno un fabbisogno di circa 22.500 nuovi occupati, portando lo stock occupazionale a fine periodo a circa 230 mila unità. Impattano sulle previsioni relative ai fabbisogni occupazionali settoriali anche le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che resta nel medio periodo una fondamentale opportunità di crescita per il Paese.