Il riciclo dell’olio alimentare: buone abitudini che fanno bene all’ambiente

Il riciclo dell'olio alimentare
Il riciclo dell'olio alimentare
In questi ultimi anni il recupero di questo scarto, utilizzato in cucina e come conservante per verdure e pesce in scatola, sta dando buoni risultati. Grazie soprattutto all’aumento dei punti di raccolta sparsi nel territorio e alla partecipazione attiva dei cittadini, sempre più sensibili al tema. L’esperienza lombarda

Il riciclo dell’olio alimentare.

Anche l’olio utilizzato per cucinare può avere una seconda vita. Questo prodotto, pur essendo di origine naturale, non rientra nella categoria dei rifiuti organici, quindi non è biodegradabile. Ma c’è di più: gli oli vegetali esausti – nonostante la loro parvenza di sostanze del tutto innocue – hanno una pericolosità che spesso viene ignorata o sottovalutata. O almeno, così è stato per lungo tempo.

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Il riciclo dell’olio alimentare: insospettabile inquinante

Dispersi nell’ambiente, infatti, questi prodotti risultano altamente inquinanti per il sottosuolo, la flora, i laghi e i fiumi. Versare l’olio fritto direttamente nel lavandino, inoltre, provoca intasamenti delle tubature, problemi alle condotte fognarie e al funzionamento dei depuratori. Un’ abitudine quotidiana che può avere gravi conseguenze, rischiando di avvelenare seriamente l’acqua fino a renderla non potabile. Secondo studi di Legambiente, un solo litro d’olio smaltito in maniera scorretta riesce a contaminare un milione di litri d’acqua. L’olio esausto crea una pellicola superficiale che impedisce l’ossigenazione dell’acqua e compromette l’esistenza di flora e fauna. Inoltre, ostacola la penetrazione in profondità dei raggi solari danneggiando drasticamente l’ambiente marino e la vita acquatica.

Il riciclo dell’olio alimentare: l’osservatorio di Amsa

L’olio di frittura diventa un rifiuto quando, a seguito del suo utilizzo, subisce un processo di ossidazione, assorbendo le sostanze inquinanti della carbonizzazione dei residui dei cibi cotti o fritti. Da qui la definizione di “esausto”, cioè non più utilizzabile a causa della perdita delle sue principali caratteristiche organolettiche.

Secondo dati elaborati da Amsa (l’azienda milanese per i servizi ambientali), ogni cittadino produce tre chili di olio esausto all’anno e solo un quarto del totale viene attualmente recuperato e avviato a rigenerazione, diventando materia prima sostenibile per la produzione di biocarburanti avanzati (in sostituzione dell’olio di palma, utilizzato invece nei biocarburanti tradizionali).  Quindi, una raccolta corretta oltre a proteggere acqua e ambiente, contribuisce alla riduzione di emissioni di anidride carbomica nel settore dei trasporti.

L’olio alimentare esausto comprende oli vegetali e grassi animali utilizzati per friggere e cuocere il cibo, gli oli di conservazione di prodotti come verdure, funghi, legumi e pesce e gli oli e i grassi alimentari e, infine, i grassi alimentari deteriorati e scaduti (lardo, strutto e burro).

Il riciclo dell’olio alimentare: un circolo virtuoso

Il corretto conferimento e smaltimento dell’olio vegetale esausto – affermano i tecnici di Amsa – ha fatto registrare una risposta dei cittadini senz’altro sopra le aspettative e in costante crescita. Nel 2020 sono stati raccolti 86.405 chilogrammi di olio vegetale. Nei primi cinque mesi del 2021 – da gennaio a maggio – ne sono stati raccolti 53.221 chilogrammi, con un significativo incremento dell’80 per cento, rispetto all’anno precedente.

A fronte della sensibilità e attenzione dimostrate, l’azienda municipale milanese ha deciso di migliorare ulteriormente il servizio. Dal giugno di quest’anno, è in corso la sostituzione della maggior parte dei contenitori per la raccolta dell’olio esausto presenti in diversi punti vendita della grande distribuzione. Una delle principali problematiche riscontrate riguardava il non corretto conferimento da parte delle utenze che poteva causare sversamenti accidentali. L’esperienza di cinque anni di questo servizio – nato in forma sperimentale – ha permesso ad Amsa di riprogettare il contenitore apportando migliorie per la sicurezza e la praticità di utilizzo: il nuovo sportellino di introduzione delle bottiglie è più pratico e sicuro, grazie alla nuova vasca di raccolta dei liquidi presente alla base e di dimensioni maggiori. Nei supermercati con maggior affluenza e utilizzo sono stati anche introdotti contenitori più capienti, da 240 litri. La modalità di raccolta dell’olio vegetale nei punti vendita della grande distribuzione è molto più comoda, rispetto alle riciclerie e questo ha convinto i cittadini a recuperare l’olio, evitando così di versarlo nel lavandino.

In totale, i punti attivi sul territorio lombardo sono 63, localizzati nei Comuni di Milano, Novate Milanese e Trezzano sul Naviglio. Nove sono le catene della grande distribuzione coinvolte: Bennet , Carrefour, Conad, Coop, Esselunga, Il Gigante, Leader Price, Naturasì e Simply-Auchan. «Attualmente – precisano in Amsa – sono in corso contatti con altre società della grande distribuzione per l’estensione ad altri punti vendita a Milano città e in altri Comuni dove offriamo il nostro servizio».

LE BUONE REGOLE

Innanzitutto, l’olio usato in cucina, prima di essere recuperato, va fatto raffreddare.

Una volta raggiunta la temperatura ambiente, il prodotto va versato in un bottiglia di plastica vuota – mai utilizzare i contenitori di vetro – che andrà riempita del tutto, prima di essere smaltita.

Quando è completamente piena – non solo di olio da frittura, ma anche di conservazione o scaduto – la bottiglia deve essere chiusa con attenzione e portata nelle riciclerie, nei punti di raccolta della grande distribuzione e nei Cam, i centri ambientali mobili.

I contenitori di ultima generazione consentono l’utilizzo del QR code per accedere alle informazioni sulle modalità di raccolta dell’olio esausto e per conoscere i punti vendita aderenti all’iniziativa. (C.P.)

 

 

 

 

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