Fotovoltaico: come si concilia con la tutela del territorio?

Fotovoltaico tutela del territorio
Fotovoltaico tutela del territorio
L’installazione di pannelli fotovoltaici sulle coperture degli edifici, su parcheggi e aree industriali dismesse permetterebbe di ridurre in maniera significativa il consumo di suolo, che ammonta attualmente a 17.500 ettari utilizzati per impianti fotovoltaici a terra

(Fotovoltaico: come si concilia con la tutela del territorio?)

 

“Paesaggi rinnovabili” è uno studio dello scorso dicembre 2022 condotto da Legambiente, Wwf Italia e Fai. Il documento affronta in dodici punti il tema della transizione energetica, evidenziando, nel contempo, l’importanza della tutela del paesaggio che, in quanto ritenuto patrimonio di interesse per la collettività, deve essere preservato. Lo studio, inoltre, evidenzia l’importanza del fatto che tutti debbano concorrere a salvaguardare il territorio e favorire operazioni di riduzione delle emissioni di CO2, anche nel settore agricolo. Il paesaggio, infatti, cambia nel tempo per effetto delle attività umane e dei fenomeni naturali e, per rinnovarlo senza perdere di vista i principi della sostenibilità, servono strumenti chiari, procedure condivise e competenze aggiornate. Lo studio punta anche i fari sul tema del fotovoltaico sempre acceso visto che l’installazione di impianti su ampia scala presenta a oggi nodi da sciogliere.

 

Cosa dice Ispra

L’edizione del 2022 del rapporto sul consumo di suolo dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) rileva che in Italia sono presenti oltre 17.500 ettari di impianti fotovoltaici a terra. Viceversa, l’installazione di pannelli fotovoltaici sulle coperture degli edifici, su parcheggi e aree industriali dismesse permetterebbe di ridurre in maniera significativa il consumo di suolo. Ispra ha calcolato che, utilizzando i tetti degli edifici esistenti (escludendo quelli dei centri storici e dei piccoli centri), si potrebbe generare una potenza da fotovoltaico compresa tra 70 e 92 GW, un quantitativo che, secondo i ricercatori, sarebbe sufficiente a coprire l’aumento di energia da fonti rinnovabili previsto dal piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) e dal piano per la transizione ecologica (Pte) al 2030. L’Istituto, inoltre, ha sottolineato con una nota la necessità di realizzare anche grandi impianti a terra dando la precedenza a terreni “non agricoli” e “non greenfield” e utilizzando aree già impermeabilizzate (come piazzali o parcheggi).

 

→ L’articolo completo sul primo numero della rivista Transizione energetica – marzo 2023 ←

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Una risposta

  1. Concordo che la sostenibilità energetica sia la chiave di svolta per un futuro innovativo per le future generazioni, ma come sostiene Ispra non abbiamo necessità di utilizzare ulteriore suolo ( agricolo sau) per agricvoltaico a terra, la riduzione di emissioni di co2 passa senza dubbio per un percorso intelligente di cambiamento “ cambio di mente “ in azioni concrete di fare bene le cose e le scelte.

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